Dic 2022 | Media News |

Articolo di Silvia Valente, pubblicato su Milano Finanza il 10/12/2022

Il digitale è ormai protagonista del settore dei servizi di credito. Non solo infatti l’utilizzo di strumenti digitali per effettuare richieste di accesso al credito è cresciuto vertiginosamente nel corso degli ultimi tre anni (+94,6% sul 2019) ma soprattutto il 30% dei prestiti finalizzati è destinato all’acquisto di telefoni cellulari, utilizzati a loro volta per avere accesso a servizi finanziari sempre più tecnologici. La spinta innovativa degli ultimi cinque anni è stata “determinante per l’Italia, che però è partita in ritardo di almeno due anni rispetto ad altri Paesi nell’open banking come nel buy now pay later, quindi ha ancora un bel po’ di terreno da recuperare”. Così Armando Capone, general manager di Experian Italia, ha commentato il quadro emerso dall’Osservatorio mensile sul credito italiano della società leader nei global information service, relativo ad ottobre 2022 e visionato in anteprima da MF-Milano Finanza. 

C’è resistenza alla trasformazione digitale tra gli intermediari italiani? E se sì, più culturale o infrastrutturale?

Il tema è culturale. Certo le tecnologie meno recenti sono più strutturate e meno immediate ma se c’è la volontà e un piano di business che spinge chiaramente in una direzione tutto si può fare. Dunque la digitalizzazione del sistema finanziario italiano può compiersi solo se gli operatori tradizionali arriveranno a comprendere il valore e i vantaggi dell’innovazione come le nuove opportunità di business che il digitale apre loro.

La formazione per i consumatori deve essere invece sul digitale e sulla finanza congiuntamente?

Sì, i cittadini vanno formati sulla tecnologia e sugli strumenti finanziari per migliorare le loro decisioni economiche e ridurre così vulnerabilità e diseguaglianze.

Anche perché in Italia non c’è un’elevata propensione all’indebitamento come nei mercati anglosassoni e dunque il livello di interazione dei cittadini con le istituzioni finanziarie è meno frequente. Il che porta i cittadini che contraggono un mutuo o un prestito a non avere davvero chiari tanto i propri diritti quanto i propri doveri, con un’alta probabilità che le regole vengano scoperte troppo tardi.

Aumentare i livelli di preparazione finanziaria sarebbe inoltre particolarmente importante proprio tra coloro che avrebbero invece maggior bisogno di compiere scelte economiche oculate: i giovani in cerca di lavoro, i neet che né studiano né lavorano o gli immigrati.

La tecnologia quindi può favorire l’inclusione socio-economica?

Le rivoluzioni tecnologiche sono da sempre processi inclusivi e democratici e la digitalizzazione lo è potenzialmente ancora di più, dato che punta a semplificare l’accesso ai servizi quotidiani per i cittadini. Ad esempio le donne rappresentano il 60,5% degli utenti che inoltrano le richieste di accesso al credito attraverso le piattaforme online, sebbene le loro domande siano ancora la metà rispetto a quelle degli uomini. E se i millenial e la genZ sono i primari fruitori della finanza digitale, al contrario di quanto si potrebbe pensare, anche gli over 60 stanno salendo sul treno, come dimostra l’impennata del ricorso alle app bancarie dei senior durante la pandemia.

Il settore pubblico deve collaborare con il privato in questa transizione digitale?

Una partnership tra pubblico e privato è necessaria in primis sul trattamento dei dati e la sicurezza. Ne sono esempi virtuosi lo spid e la piattaforma Scipafi del Mef che forniscono informazioni fondamentali per risparmiare tempo e dare certezza, aspetto cruciale per il sistema finanziario.

Altrettanto importante è inoltre la cooperazione p-p per contrastare i rischi delle nuove tecnologie. I paletti normativi sono abbastanza efficienti ma la velocità del susseguirsi delle innovazioni attribuisce maggiori responsabilità ad aziende private come Experian che hanno a che fare con tutti gli operatori del mondo della finanza.

 Perché i trend sul credito possono essere considerati una cartina tornasole dell’economia italiana?

Le dinamiche del credito sono un metro importante sia per capire lo stato di salute dell’economia sia per interpretare le direzioni che si prenderanno in futuro. La scelta di contrarre un debito dipende infatti molto dalle aspettative dei cittadini e di conseguenza dalla loro propensione a fare progetti per il domani. Il quadro di incertezza attuale ha determinato una contrazione della volontà degli italiani e di avviare richieste di finanziamento cospicue e a lungo termine. Ecco che l’ultima rilevazione di Experian relativa evidenzia un crollo delle richieste di mutuo del 5,27% rispetto a settembre e del 33,40% rispetto ad ottobre 2021.

Anche i prestiti personali e finalizzati rallentano ad ottobre, pur risentendo in misura inferiore dell’inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse dato che l’aumento del costo del denaro è meno significativo su una cifra più contenuta e da restituire in breve tempo.

Nello specifico, i prestiti finalizzati restano in crescita del 4,38% su base mensile e del 5,36% su ottobre 2021 mentre i prestiti personali crollano del 15,14% rispetto a settembre anche se restano del 20,21% superiori al livello dello scorso anno. (riproduzione riservata)