Il quishing, conosciuto anche come QR phishing, è una delle più insidiose minacce emerse nel panorama della cybersecurity negli ultimi anni. Con la diffusione capillare dei codici QR nella vita quotidiana (dai menù digitali ai pagamenti contactless, fino alla biglietteria elettronica) gli hacker hanno individuato, in questo strumento, un canale efficace per orchestrare campagne fraudolente. Vediamo cos’è il quishing, il meccanismo e il reale impatto sulla sicurezza informatica: approfondiamo l’argomento.
Cos’è il quishing: definizione e origine del termine
Il termine quishing deriva dalla combinazione tra “QR” e “phishing” e descrive una particolare variante di attacco che sfrutta i codici QR come vettore malevolo. A differenza di altre tecniche di ingegneria sociale, l’elemento distintivo di questo approccio risiede nella capacità di celare il collegamento dannoso all’interno di un’immagine bidimensionale apparentemente innocua. In questo modo, la vittima non ha la possibilità di analizzare preventivamente l’URL di destinazione, come accade al contrario con un link testuale.
Il significato di quishing non si limita, dunque, a una semplice evoluzione del phishing tradizionale, poiché riflette la crescente integrazione dei codici QR nelle pratiche quotidiane. Basti pensare al loro utilizzo massiccio nei processi aziendali, nel marketing o nei servizi bancari digitali: contesti che offrono agli hacker un terreno fertile per diffondere QR contraffatti, veicolando malware o sottraendo credenziali sensibili.
Differenza tra quishing e phishing tradizionale
Sebbene appartengano alla stessa famiglia di minacce, quishing e phishing tradizionale presentano differenze sostanziali. Nel phishing classico l’utente riceve un’email o un SMS contenente un link sospetto, che può essere riconosciuto con un minimo di attenzione. Nel quishing, il collegamento è mascherato all’interno di un codice QR, rendendo impossibile la valutazione visiva prima della scansione.
Un ulteriore elemento di differenziazione è il contesto di diffusione, mentre il phishing tradizionale si propaga quasi esclusivamente in ambito digitale, il quishing può assumere anche forme fisiche. Attualmente si possono trovare degli adesivi, manifesti pubblicitari, biglietti da visita e persino menù digitali con QR malevoli, ampliando esponenzialmente il perimetro d’attacco e complicando le attività di rilevamento.
Come funzionano gli attacchi di quishing
Gli attacchi di quishing seguono uno schema ben preciso: proviamo a capire i vari step.
L’utente scansiona un codice QR che appare del tutto legittimo e viene immediatamente reindirizzato verso una pagina web controllata dall’hacker. Tale pagina, spesso realizzata con tecniche di spoofing avanzato, replica l’aspetto di siti istituzionali o piattaforme note al fine di indurre la vittima a fornire credenziali di accesso, dati finanziari o informazioni personali.
In alcuni casi, l’obiettivo non si limita al furto di dati, attuando l’installazione di malware sul dispositivo della vittima, attraverso il download silente di applicazioni dannose. Il grado di sofisticazione varia da campagne rudimentali (per esempio QR inseriti in email fraudolente) a operazioni complesse, che prevedono la sostituzione fisica di codici originali con versioni malevole.
Esempi comuni di attacchi quishing
Uno scenario particolarmente diffuso è quello delle email che invitano a scansionare un QR per verificare un account o consultare un documento riservato. Non meno frequente è la distribuzione di volantini o manifesti pubblicitari in cui i criminali applicano adesivi contenenti QR contraffatti sopra quelli autentici. Le banche e i servizi finanziari risultano bersagli privilegiati: un codice falsificato può condurre a una pagina di login identica a quella ufficiale, ideata per sottrarre credenziali di home banking.
Perché il quishing è particolarmente pericoloso
Il quishing è una minaccia particolarmente subdola proprio perché si inserisce in un contesto di fiducia consolidata. L’utente medio non percepisce i codici QR come potenziali veicoli di rischio vedendoli quali strumenti pratici e sicuri da utilizzare quotidianamente. Questa percezione riduce drasticamente il livello di attenzione e aumenta l’efficacia delle campagne malevole.
La difficoltà maggiore risiede nel fatto che l’URL contenuto in un QR non può essere analizzato a priori senza strumenti specifici. Questa opacità tecnica complica oltremodo l’attività delle soluzioni di sicurezza, che devono decodificare l’immagine prima di poter effettuare una valutazione.
Difficoltà di rilevamento per i filtri antispam
Le tecniche di protezione tradizionali, tra cui i filtri antispam, sono progettate per identificare pattern testuali sospetti all’interno dei messaggi. Nel caso del quishing, però, l’elemento critico non è un link visibile ma un’immagine. I sistemi di difesa sono chiamati a compiere un ulteriore passaggio di decodifica (evitando i furti di identità, tra le altre cose), operazione che non sempre viene implementata o che può essere elusa con una minima variazione grafica.
Questa caratteristica conferisce agli attacchi di quishing un vantaggio significativo, consentendo loro di superare molti dei meccanismi difensivi oggi in uso.
Come riconoscere un codice QR sospetto
Identificare un QR malevolo è un’operazione complessa, poiché l’aspetto grafico dei codici non permette di distinguere facilmente tra contenuti sicuri e contenuti fraudolenti.
Ciò nonostante, un’analisi del contesto può fornire indizi preziosi. Un codice ricevuto tramite email da un mittente sconosciuto o privo di spiegazioni chiare deve essere trattato con cautela. Lo stesso vale per i QR stampati su materiali di scarsa qualità o applicati in modo visibilmente posticcio sopra un supporto originale.
Un ulteriore campanello d’allarme è l’assenza di riferimenti ufficiali: un QR che non è accompagnato da loghi riconoscibili, da un contatto verificabile o da una spiegazione trasparente circa la sua funzione, deve essere considerato sospetto. Altresì nei casi in cui l’origine sembri legittima, è sempre opportuno verificare l’anteprima dell’URL attraverso un’applicazione di scansione che consenta di visionare il collegamento prima di aprirlo.
Strategie di protezione dal quishing
La protezione dal quishing richiede un approccio multilivello. In ambito individuale, è bene adottare applicazioni di scansione in grado di mostrare l’anteprima dell’indirizzo web e di bloccare automaticamente quelli riconosciuti come pericolosi. Sul fronte aziendale si rende necessaria l’integrazione di soluzioni di sicurezza avanzate capaci di decodificare e analizzare i QR in tempo reale, oltre a programmi di formazione per il personale, affinché sviluppi la consapevolezza necessaria a riconoscere possibili tentativi di frode.
Cosa fare se si è vittima di quishing
Nel caso in cui un utente si accorga di essere caduto vittima di quishing, la rapidità di intervento è determinante per contenere i danni. Il primo passo consiste nell’interrompere immediatamente qualsiasi interazione con il sito, o l’applicazione aperta, tramite il codice fraudolento. Successivamente, si dovranno modificare le credenziali potenzialmente compromesse, adottando password uniche e robuste e, se possibile, attivando l’autenticazione a più fattori.
A livello tecnico, si raccomanda l’esecuzione di una scansione approfondita del dispositivo per rilevare eventuali malware installati in modo silente. In contesti aziendali, l’incidente deve essere notificato tempestivamente al reparto IT o al team di sicurezza informatica, affinché possano attivare le procedure di contenimento e analisi forense. È altrettanto determinante segnalare l’accaduto all’organizzazione legittima impersonata dall’attacco (banca, ente pubblico, fornitore di servizi), per permettere l’adozione di misure correttive e la prevenzione di ulteriori vittime.
Il significato di quishing non va ridotto a una semplice variante di phishing: si tratta di una minaccia che sfrutta un canale di comunicazione in rapida espansione e che, proprio per questo, ha un potenziale d’impatto elevatissimo.
