Nov 2025 | Open Banking

L’Open Banking è ormai una realtà consolidata nel panorama finanziario europeo, ma in Italia continua a scontare una certa diffidenza, alimentata da pregiudizi che non trovano più riscontro nei dati e nell’esperienza concreta degli operatori.

Martina Paolicchi
Martina Paolicchi
Product & Proposition Manager
Experian

In qualità di provider AISP, lavoriamo ogni giorno con banche e finanziarie che utilizzano i dati bancari per valutare correttamente sia l’affordability delle persone che il cashflow delle imprese . E proprio da questo osservatorio privilegiato vogliamo contribuire a fare chiarezza sui pregiudizi più comuni che riscontriamo dai nostri clienti.

1.“Gli italiani non vogliono condividere i propri dati bancari”

Questo è forse il pregiudizio più diffuso. Si tende a pensare che la cultura italiana sia particolarmente restia alla condivisione dei dati finanziari per timore di violazioni della privacy o per scarsa fiducia nei confronti delle tecnologie digitali.

Tuttavia, i dati raccontano una storia diversa: nel primo semestre del 2024, il 49,2% degli utenti digitali italiani ha autorizzato l’accesso ai propri conti correnti tramite servizi di Open Banking

Un dato in crescita (+1,7% rispetto al 2023) che testimonia un’evoluzione culturale in atto, soprattutto tra le generazioni meno giovani: +4,8% tra la Generazione X e +6,5% tra i Baby Boomers .

Il vero ostacolo, quindi, non è la paura, ma la mancanza di un incentivo percepito. Quando il valore per l’utente è chiaro – ad esempio, ottenere un prestito più rapidamente o accedere a condizioni migliori – il consenso arriva con maggiore facilità. È fondamentale, quindi, che gli operatori comunichino in modo trasparente e orientato al beneficio. Come Experian lavoriamo sempre con il cliente per definire il messaggio migliore da inserire prima di rimandare il cliente sul flusso di Open Banking.

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2. “Il servizio non funziona o si blocca spesso”

Un altro mito da sfatare riguarda l’affidabilità tecnica dell’Open Banking. In passato, le API bancarie erano effettivamente eterogenee e instabili, ma oggi la situazione è profondamente cambiata.

Il tasso di successo del processo di accesso ai conti (Access2Account) è aumentato nel 2024, grazie a una maggiore standardizzazione delle API e a un miglioramento dell’esperienza utente.. Le interfacce di autenticazione sono sempre più simili a quelle dell’home banking, rendendo il processo familiare e intuitivo anche per utenti meno esperti.

3. “È difficile da testare e integrare”

Molti operatori temono che l’adozione dell’Open Banking richieda tempi lunghi, risorse tecniche dedicate e complessità progettuali. Anche questo non è più vero.

Offriamo una piattaforma digitale completamente configurabile in soli 7 giorni, che consente di testare l’intero flusso: dall’acquisizione del consenso alla generazione dei KPI su reddito, spese, affidabilità e profilo finanziario, sia per consumatori che per imprese.

La piattaforma è no-code, questo consente di poter fare dei test senza costi di implementazione per valutare l’effettivo valore del servizio.
Il servizio potrà essere successivamente integrato tramite API e utilizzato sia come fase di un flusso digitale di richiesta – che si tratti di carta di credito, prestito o mutuo – sia in modalità one-off, su richiesta del cliente, attraverso l’invio di un’email, un SMS o la scansione di un QR code.

Conclusione: è il momento di superare i pregiudizi

L’Open Banking non è più una promessa futuristica: è uno strumento concreto, affidabile e già ampiamente adottato. I dati parlano chiaro: quasi un italiano su due ha già autorizzato l’accesso ai propri conti, e il trend è in crescita. Le tecnologie sono mature, i flussi sono stabili, e le piattaforme di test sono rapide da attivare.

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